Le prime sono fra le cose migliori: l'ambiente fine Anni Settanta, che è dipinto con humour e un pizzico di utile malinconia. Le seconde appartengono all'evoluzione del cinema, e quindi sono più che logiche: il film nel film (non a caso, la cosa più riuscita di SUPER 8 sono gli spezzoni del filmetto dei ragazzi che appare dopo il generico finale!) , l'azione (un incidente ferroviario assolutamente eclatante), e quindi, e naturalmente la minaccia dal cosmo, l'horror se non proprio il gore e via di seguito.

Sulle terze memorie, le più evidenti, si può essere meno d'accordo: E.T. e ALIEN, cosi come il cinema di Carpenter, di Friedkin, di Truffaut o addirittura il recente AVATAR, vengono tirati in ballo con cosi tanta legnosa premeditazione da appesantire nell'evidenza quello che avrebbe potutio essere un delicato riferimento a degli effettivi universi poetici.

Abrams che ha diretto ile serie dei LOST sa evidentemente come sbrogliarsi con le scene in movimento oltre che in (eccessivo) fracasso. Ma forse la sua grande fortuna consiste nel ritrovarsi davanti alla cinepresa Elle Fanning, tanto giovane quanto luminosa, sufficiente a rendere quel poco di commozione se non proprio di poesia che manca al film.